POESIA

TROPPI VUOTI

 

 

 

Troppi vuoti coprono lo spazio

ai nostri giorni.

Di vita che non sai

ha sapore il tuo tempo

e il mio s'inarca inutilmente

al peso delle ombre.

Se cercai - ingenua vanità

di raddrizzare rotte

e scongiurare segni d'abbandono

fu per scoprire al fondo d'ogni gesto

il seme che non muore.

Ingrigiano gli steli

indifferenti all'aria che li batte

ed incupisce il cuore

in questa stazione di passaggio.

 

Se non ti amassi

saprei bene trovare

il filo che conduce alla ragione.

 

(dalla raccolta Nell'universo apocrifo del sogno, 1986)

 

 

PASSAGGIO

 

Da questo giorno d' oscura incertezza

forse mi salveranno le parole

-ponte percorso da brividi

e mi trarrà la notte

dal suo maligno incanto.

Ho cercato le tracce di un passaggio

nell' ore aggrumate di sangue

e ho trovato vuoto alle vene.

Ti ho visto negli occhi del domani

le mani allontanare

dal raspo depredato dall'attesa.

 

(dalla raccolta Nell'universo apocrifo del sogno, 1986)

ASSENZA

 

 

Forse è naturale consegna

quest'assenza che nessuno reclama,

l'ombra solo a me visibile

negli occhi di chi mi parla.

 

L'azzurro è svolato

verso cieli che ignoro,

la notte è segreto

che taglia il respiro.

 

Ovunque, la pena.

 

Attendere lune chiare

fra i rami secchi del platano

mentre tu navighi altre barche

e tendi a svalutare

l'oro del mio cuscino.

 

Svegliarsi e sentire

la vita che torna,

un grembo profondo

per nascere ancora.

 

(dalla raccolta Le voci e la memoria, 2000)

DITTICO INVERNALE

           

            I

 

Povero d’azzurro, questo giorno

che cresce nel grigiore

e allunga ombre sopra le case.

Oltre la fitta rete di gocciòle

si sperdono i sorrisi

per un annuncio ancora da svelare.

Sopite tenerezze

irridono la libertà di aprirsi

a nuovi soli.

Aspetteremo il canto

e ad aprile cercheremo il miele

nella sera che tarda ad arrivare.

 

            II

 

Questo gennaio che nel tramonto

rosso già vibra di sospetta

primavera, veste l’ora di vento

con mormorio di pini

e sonagli di foglie.

Presto la luna inizierà il suo viaggio,

accenderà il suo pallido languore

illuminando a caso

ogni uscio degli amanti.

Ancora cercheremo un verso

fra le stelle ubriache della notte

per cantare l’aurora

quando ad oriente spunterà Diana.

 

(dalla raccolta Le voci e la memoria, 2000)

TRILOGIA PER PALERMO

                                                                                  (In memoria di Falcone e Borsellino)

                        I

Alza, città di pianto sulle mura

una nuvola rossa che sia fuoco

per la viltà di chi si fa più forte.

Ora che s’è compiuto il tradimento

non abbiamo più rose né lenzuoli

per le bare di quelli che hanno perso.

Ma quanto i morti pesa l’abbandono

nell’assedio ad una verità

che non si fa svelare.

Forse al calar del vento torneranno

ad incantarci ancora le Chimere.

                       

                        II

 

Accompagni il silenzio

questa stagione che non ha parole

per dire della rabbia e del dolore.

Domani il sole avvolgerà di luce

l’ultimo passo degli eroi

e ciò ch’è stato sarà seppellito

per ritornare estraneo alla coscienza.

 

                        III

 

Cavalieri d’inganni e di menzogne,

deponete le spade

ai piedi del silenzio,

lasciate che siano le fiaccole

a dire quanta storia s’è compiuta

in quest’amaro ventre.

 

(dalla raccolta Le voci e la memoria, 2000)

   ASTROLOGIA

 

 

L'oroscopo aveva ben emesso

la sentenza: "Per quelli dell'ariete

imprese a lieto fine,

il lavoro procede a gonfie vele,

la salute più florida che mai

e l'amore…per quello mirabilia."

 

Chi lesse ebbe un sussulto d'ottimismo,

dalla rada del dubbio

tutto virò a gioiose prospettive.

Si attesero maree e lunazioni

e il passaggio di Venere in Mercurio

per rendere favori agli amanti.

 

Ma le mappe e gli amuleti furono

specchi dai quali emersero gli inganni

e ci fu chi rimpianse

d'appartenere al fortunato segno.

(dalla raccolta La donna di picche, 1989)

 

FURTI

 

 

E non stupirti

se mi vedi vivere alla resa

contando

sulle dita di una mano

quello che resta

dopo i vandalismi

e le piraterie

perpetrati ai miei danni

con fatale eleganza

-tu che sai

com'abbia sempre perso

quello che avevo a cuore.

(dalla raccolta La donna di picche, 1989)